Questo post è la recensione di un libro: La sindrome dell'uomo mascherato: come sfatare il mito dell'uomo forte e insensibile, dedicato all'universo maschile che attraversa da oltre un ventennio una grave crisi d'identità. Il testo propone una riflessione e degli spunti al cambiamento per tutti quegli uomini in cui l’emotività e l’affettività sono compresse, fino all’incapacità di sentire e di provare paura, dolore, tenerezza. La difficoltà di contattare emozioni importanti come quelle citate impedisce la possibilità di costruire legami affettivi significativi con le proprie compagne, ma anche con i propri figli.
L’autore, noto psicoterapeuta, svela come l’uomo spesso maschera molte delle sue emozioni adattandosi a caratteristiche psicologiche che si rifanno ad un mito dell’immaginario maschile e femminile, un mito seducente ma anche terribilmente illusorio. Egli pone l’attenzione su come si sviluppa un copione di virilità rigido e limitante e su come la società contribuisce a consolidarlo.
L’Uomo Mascherato nasconde innanzitutto quelle emozioni che, in base ad un pregiudizio diffuso, possono manifestare debolezza come la paura e la tristezza. Fin da piccoli i maschietti vengono addestrati ad essere forti:
“[…] il bambino impara che per essere accettato dal proprio ambiente deve rimanere emotivamente entro un confine preciso, dove sono concesse solo quelle reazioni emotive che appartengono al gruppo dell’aggressività, e quindi la rabbia, la rivalità, la competizione e così via dicendo.” [pg. 80]
Novellino discute che, da un punto di vista etologico, la logica dell’uomo forte ad ogni costo, poteva essere dettata dalla necessità di assicurare alla “tribù” cacciatori e combattenti resistenti, capaci di controllare adeguatamente le proprie emozioni di fronte ai numerosi pericoli che minacciavano la sopravvivenza della comunità. A tal proposito egli mette in evidenza gli studi di Gilmore (1993) concernenti lo sviluppo dell’identità maschile e del concetto di virilità, ove la posizione di vero uomo prevede il superamento di una soglia critica, un rito d’iniziazione per giungere alla conquista di un’identità sessuale maschile. Oggi questa logica è particolarmente evidente nei gruppi criminali, essere forti significa essere accettati dalla cultura del gruppo, ma allo stesso tempo alimenta una spirale violenta e senza fine.
Negare delle emozioni importanti come la paura e la tristezza porta l’individuo a disconoscere aspetti importanti della propria personalità. Sebbene controllare queste emozioni può essere adattativo in condizioni di forte stress ed emergenza, nella vita di tutti i giorni può irrigidire una persona e comportare lo sviluppo di pericolosi comportamenti controfobici. Il mondo non è diviso in lupi e pecore.
Il bambino che da grande diverrà un Uomo Mascherato evita un forte sentimento depressivo derivante dal non sentirsi accettato in tutta la sua dimensione emotiva e psicologica, si adatterà, quindi, al “codice maschile”, all’essere forti. L’aiuto di uno psicoterapeuta sarà utile all’Uomo Mascherato per buttare giù la maschera e imparare a sentire di nuovo le proprie emozioni, accettando di percepirsi anche come una persona che può essere vulnerabile e bisognosa di sostegno e conforto. Questo processo lo aiuterà a sviluppare un’identità maschile realistica.
Qualche parola la merita anche la donna dell’Uomo Mascherato, come sottolinea l’autore: “Non esisterebbero Uomini Mascherati senza le loro Diane”. Esse sono donne che ricercano nell’uomo alcune caratteristiche:
- “notevole prestigio sociale (politici, industriali, attori);
- aspetto seducente e modi cavallereschi;
- notevole chiusura caratteriale, con spontaneità emotiva nulla;
- rifiuto a considerare il rapporto sentimentale prioritario rispetto alle loro ambizioni;
- tendenza ad abbandonare al momento di un impegno (convivenza etc..)”.
Seppure queste donne sembrano alla ricerca di un rapporto amorevole ed intimo, continuano a cercare uomini che le respingono, in un continuo “copione” di illusioni e delusioni. In realtà queste donne hanno avuto un rapporto idealizzato con una figura paterna assente; il padre rimane una sorta di “fantasma inaccessibile” e continuano ad essere attratte da uomini che le approcciano con fare seduttivo e illusorio, facendole poi rimanere disilluse e arrabbiate. E’ importante per esse riflettere sulle loro emozioni e comportamenti, individuando il piano inconscio che continuano a ripetere, ovvero la ricerca di una persona inaccessibile su cui continuare a fantasticare, così come facevano da piccole con il padre. Anche queste donne hanno paura di provare emozioni profonde, paura di perdere il controllo della situazione: cosa succederebbe se un uomo si avvicinasse davvero a loro con affetto e spontaneità?
L’autore nel libro propone anche dei suggerimenti pratici per tirare giù queste maschere e smettere con le illusioni:
1. “accettare che è umano aver paura: quest’ultima è una reazione di allarme di fronte ad un pericolo, presente in tutto il mondo animale. Serve a preservare l’individuo dal rischio di danneggiarsi o di estinguersi […];
2. accettare che è umano provare tristezza e dolore: sono sentimenti al senso di mancanza e al senso di perdita, anch’essi sono segnali presenti in tutto il mondo animale. Avete mai sentito parlare di quei cani che compiono percorsi enormi per ritrovare i loro padroni?;
3. accettare il bisogno degli altri: l’essere umano, uomo o donna che sia, è un individuo sociale con forti bisogni interpersonali. Per quanto gli uomini abbiano imparato a sublimare quella che gli psicoanalisti chiamano la pulsione d’attaccamento, in varie forme di affermazione sociale (denaro, sesso, sport, politica, guerra), loro non sono meno bisognosi delle donne da quel calore che deriva dalla vicinanza di un altro essere umano, e dalla fiducia che questa presenza rimarrà.”
E’ molto interessante anche leggere nel libro una serie di casi clinici e di personaggi cinematografici che Novellino utilizza per illustrare le dinamiche presentate.
La Sindrome dell’Uomo Mascherato è edito da Franco Angeli, collana Le Comete, 1a edizione 2003.
Michele Novellino è nato a Roma, dove vive e lavora. Psichiatra e psicologo, analista transazionale didatta, direttore dell'Istituto Eric Berne, ha diffuso insieme a Carlo Moiso l'analisi transazionale in Italia. Caposcuola della corrente di psicoanalisi transazionale, ha pubblicato un centinaio di lavori sulla psicoterapia in Italia e all'estero, tra cui: Psicologia clinica dell'Io (Astrolabio, 1991); La sindrome di Pinocchio (FrancoAngeli, 1996) e L'approccio clinico dell'analisi transazionale (FrancoAngeli, 1998).
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